Corsi di pianoforte Roma

Insegnamento della musica nelle scuole

Le possibilità di lavorare con la musica e con il pianoforte

Anche per quanto riguarda gli insegnanti di educazione musicale e i maestri di pianoforte, le prospettive di lavoro in Italia non sono molto buone. Gli impegnativi programmi di studi dei Conservatori erano stati redatti all'inizio del '900 perchè dovevano preparare gli allievi a svolgere la professione di insegnante di pianoforte, maestro di musica, pianista, concertista e, per questo, la selezione doveva essere durissima.

Ma oggi in Italia a questa selettività, rimasta identica, corrispondono possibilità lavorative esigue se non nulle: scegliere di fare ad esempio una professione tradizionale come il maestro di pianoforte o l'insegnante di educazione musicale a Roma presso le scuole medie è una scelta coraggiosa che sarà pagata con anni di precariato, oltre alla necessità di conseguire un numero sempre più elevato di titoli accademici di dubbia utilità formativa per aumentare il proprio punteggio in graduatoria.

Se la musica fosse inserita nelle scuole come materia obbligatoria, tanti diplomati troverebbero uno sbocco nell’attività didattica portando tutti i bambini e i ragazzi a muoversi coscientemente nella magica foresta dei suoni.

Riccardo Muti

Abilitazione all'insegnamento della musica nelle scuole

Bisognerà sapere districarsi in un complicatissimo sistema di conseguimento di titoli e controtitoli, non certo per lavorare subito, ma SOLO per ottenere l'abilitazione all'insegnamento della musica necessaria per entrare nelle graduatorie e diventare insegnante di pianoforte o insegnante di educazione musicale presso le scuole medie o presso i pochi licei musicali.

Quindi vanno ben distinti i titoli accademici che hanno valore abilitante all'insegnamento (come il Diploma di Didattica della Musica) e i titoli accademici che non sono abilitanti (come appunto il diploma di pianoforte) ma che servono per frquentare corsi che poi daranno l'abilitazione all'insegnamento. Da notare che, dopo aver conseguito l'abilitazione all'insegnamento di educazione musicale non si viene chiamati per lavorare, ma si ha semplicemente l'accesso alle graduatorie ad esaurimento e cioè a delle liste "a punti" ottenuti dalla sommatoria dei titoli artistici (ad esempio i concorsi pianistici) e degli esami sostenuti, da cui i vari istituti attingono quando hanno determinate necessità di personale.

Per abilitarsi è ad esempio obbligatorio frequentare un'ulteriore corso biennale di Didattica della musica che deve aggiungersi al titolo accademico già faticosamente conseguito. Fra l'altro la frequenza di questi corsi è sempre obbligatoria, quasi a voler ulteriormente punire i frequentanti che, magari per pagare la retta piuttosto salata, avrebbero necessità di svolgere una qualsiasi attività lavorativa parallela.

A partire dal 2017 sono state create nuove classi di concorso: la A53, A55, A63, A64 che hanno preso il posto delle vecchie A031, A032, A077. Possono accedere a queste classi i diplomati in conservatorio che che risultano già abilitati nelle ex classi di concorso A031, A032, A077.

Potete scaricare qui i titoli necessari per accedere alle nuove classi di concorso.

Quasi sempre le necessità della scuola pubblica si tramutano in supplenze la cui durata può arrivare, nella migliore delle ipotesi, ad un anno scolastico; la supplenza a sua volta darà altro punteggio per risalire la graduatoria e giungere, dopo anni di precariato, ad una cattedra di ruolo.

Le miopi politiche economiche attuate anche dagli ultimi governi hanno teso ad umiliare ulteriormente la cultura, tutta la categoria degli insegnanti e dei maestri di musica che, pur presentando titoli e punteggi elevati, si trovano all'età di oltre 40 anni a dover aspettare per diventare insegnanti di ruolo. Per non parlare dei tagli alla cultura in generale e a tutti gli istituti musicali, primi fra tutti gli enti lirici, che hanno portato ad un ulteriore dimagrimento dei posti fissi all'interno delle orchestre.

Prospettive di lavoro e la vita del musicista

Sostanzialmente il percorso di studi per diventare professore di musica previsto dalle leggi italiane è lungo e molto selettivo: a questa selettività sarebbe opportuno che corrispondessero altrettante opportunità di lavoro stabile. Purtroppo la lunghezza degli studi musicali presso i Conservatori sembra essere studiata appositamente per "parcheggiare" il più tempo possibile i musicisti che decidono di intraprendere questa professione, con un onere per la propria famiglia sempre maggiore che dovrà provvedere al pagamento delle tasse, dei libri e di ulteriori corsi di specializzazione.

Per cui la vita dell'insegnante di musica o del maestro di pianoforte oggi è divisa fra:

  • lezioni di pianoforte presso delle scuole di musica
  • lezioni di piano private, più remunerative, ma spesso molto variabili
  • supplenze presso le scuole pubbliche dislocate in zone più o meno disparate
  • corsi di musica da seguire presso i conservatori per conseguire l'ennesimo titolo accademico o abilitante
  • marchette nei locali, durante i matrimoni, presso la televisione, presso qualche ente pubblico
  • accumulazione di titoli artistici tramite i concorsi pianistici
  • diventare insegnanti di sostegno presso le scuola secondarie (una pratica alternativa al precariato a vita)

Quindi la vita del musicista classico legata all'esecuzione dei brani classici non conosce mezze misure: o si diventa degli artisti di chiara fama già da molto giovani oppure ci si arrangia con vari lavori musicali per molti anni in attesa di diventare insegnante di musica o di educazione musicale di ruolo presso le scuole pubbliche o meglio presso i Conservatori. Una volta diventati insegnanti di pianoforte nei Conservatori la vita prende decisamente un'altra piega ma facciamo fatica a ricordare la data dell'ultimo concorso per accedere ad insegnare presso il conservatorio.